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NESSUNO PARLA
In risposta al commento di Malcom Lastoria, Comincini risponde "Belcom Lamiastoria da Sindaco di Cernusco". Una storia allargata rispetto al titolo del post.
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Sig. Eugenio
Comincini,
Potrei ricordarle, nel merito, quante e quali contestazioni ho avanzato sul suo operato, in parallelo a quelle verso le precedenti Amministrazioni, a partire dal 2006 (e dai primi passi da blogger) per il ri-appassionarmi al mio Paese, dopo dieci anni di volontario esilio.
Un interesse da lei
definito, almeno all’inizio, “Amore per la città” che però diventa presto
scomodo quando ho iniziato a trattare temi e puntato il dito su grosse
questioni culminate con la denuncia pubblica nella discussione Bilancio
partecipato e Bilancio taroccato" del giugno 2011, con
particolare riferimento alla tutt’ora nebulosa ed impenetrabile gestione del
Pubblico Patrimonio Abitativo (canoni e spese).
Tema amministrativo-politico trasversale del quale lei non fa menzione e di cui - sono certo - ricorderà tutto, compreso il colloquio personale delicatissimo e improduttivo che ne è seguito.
Potrei accennare al
PGT, alla “Monnezza”, alle sue sensazioni percezioni Ospedaliere della Martesana, alla
Città della Scienza, al bluff del PLIS con aree verdi che si sovrappongono al
cancro delle Cave per approdare a Carosello-Aironi sul quale pesa, eccome, quel
“non dipende da noi” sempre da lei sostenuto pilatescamente, confermato dal
Sindaco Zacchetti (ref. ultimo numero di Voce Amica, mensile della Comunità
Cristiana Cernuschese filo istituzionale), come se accontentarsi di un piatto
di lenticchie con la vendita del parco degli Aironi per consentire
l’ampliamento del centro commerciale, non sia - questo sì – irresponsabile
poiché implica la sottrazione alle generazioni future di un bene collettivo.
Non servirebbe a nulla
riesaminare e ridiscuterne. Si aggiungerebbe tempo perso a tempo perso, se non
fosse che tutto il discusso mi ha personalmente arricchito e finalmente “aperto
gli occhi”, nonostante i suoi pubblici fastidi e contrasti sulle mie
pubblicazioni, o sui dibattiti pubblici dei “tre-minuti-tre" a
disposizione di chi sta dall'altra parte.
Una ricchezza che mi ha fatto
riflettere molto e che mi ha portato prima ad essere meno lupo solitario, poi a
cercare condivisioni fuori dai ritriti riferimenti partitici passando,
ahimè, attraverso la perdita di antiche amicizie a cui fortunatamente se ne
sono aggiunte di nuove e preziose, ancorché trasversali per fresche affinità
elettive in consolidamento, anche familiare.
Ambienti per me nuovi
e che rimpiango di non avere prima frequentato né conosciuto. Amicizie
rispettose dei miei principi e credenze. Ambienti, o meglio Persone che al di
là delle provenienze eterogenee, condividono e lottano su temi sociali ed
ecologici che condizionano e influiranno sempre più su tutta l’umanità, le
povertà, le ricchezze: l’eterna lotta fra l’avere e l’essere.
Tutto però s’inquadra, si affievolisce, si ricostruisce, si ricrea, si innesta su una maturanda questione fondamentale che mi prende, anche come fedifrago credente: la cura della casa comune, sottotitolo dell’Enciclica “LAUDATO SI” di Papa Francesco, a fronte della quale ogni questione territoriale, insieme alla penosa contingenza partitica elettorale, assume contorni completamente diversi.
Ho cominciato a leggerla l’Enciclica. Poi mi sono fermato perché mi appare inavvicinabile pur nella semplicità del lessico, dei pensieri, delle indicazioni e delle conclusioni. Ma intendo riprenderla, anche perché tutto o quasi l’ambiente Cattolico della Comunità Cernuschese mi appare molto tiepido se non addirittura del tutto assente.
Per questo non apprezzo per nulla chi, come lei, con tanta solerzia ed arroganza pone in primo piano l’ego del proprio operato, ben scritto nell'Enciclica.
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